Cappella Nelli, 1893
Autore: Anonimo

Il monumento inaugura il viale delle cappelle nel cimitero comunale. Nel 1893 Claudio Michetti, nella sua Guida manuale di Viareggio e dei dintorni, descrive con queste parole la cappella Nelli "il monumento - anzi mausoleo - che in questo cimitero attira maggiormente l'occhio degli ammiratori, è quello in cui verranno tumulati i componenti la famiglia Nelli; ed è posto a levante della casa mortuaria. E' un lavoro in marmo scuro con ornati a raschiatura, eretto a tempietto quadrangolare, la cui cupola è sorretta da archi e da quattro pilastri, e di rimpetto a ciascun pilastro, una colonna d'ordine corintio sorregge agli angoli la bella cornice ed una statua. Sotto a questo magnifico tempietto è posto il sepolcro, anch'esso tutto dì marmo ["¦] Chi recapita in Viareggio, dovrebbe recarsi al cimitero suburbano se non altro per ammirare questa tomba sontuosissima, alta metri 10; la quale non solo potrebbe stare in Firenze alla necropoli di S. Miniato al Monte e a Staglieno, ma ben anco ne' primissimi camposanti del globo"¦ ".
La prima inumazione riferita alla cappella è quella della bambina Lea, di due anni e cinque mesi, figlia di Enrico Nelli, scomparsa nel 1896.
Nel 1913 viene a mancare Ferdinando Nelli (1840-1913) , padre di Enrico, capostipite di una nota famiglia di imprenditori, e, in particolare famoso per essere stato Sindaco di Viareggio nell'ultimo decennio dell'Ottocento. Impresario di lavori per Società ferroviarie, il Nelli a Viareggio è proprietario di numerosi terreni e palazzi, suo è il sontuoso Grand Hotel Royal.
Caratterizzata da un imponente tabernacolo a pianta quadrata la struttura mostra un complesso apparato architettonico monumentale ricco di simbologie connesse al tema della vita e della morte, come la fiaccola con la fiamma rivolta verso il basso unita ad un fiocco. Nella parte superiore, ai quattro lati della grande cornice sporgente, figure femminili allegoriche simboleggiano l'operosità , la pace, la saggezza. Il tabernacolo raccoglie il grande sarcofago sormontato da un angelo assiso, mentre il basamento raccoglie, su ciascun lato, quattro lacunari che raffigurano ritratti in altorilievo dei componenti della famiglia. Ai lati del basamento sono poste due statue allegoriche raffiguranti una la fede e l'altra emblemi connessi alla simbologia massonica.
Il monumento si presenta come un imponente apparato scultoreo ricco di riferimenti simbolici connessi all'attività e alla virtù del capostipite e della sua famiglia; ne sono un esempio la clessidra alata come emblema dello scorrere del tempo e della ciclicità della vita, le ghirlande e i festoni e, infine, la presenza dell'angelo a vegliare il sepolcro fino al giorno della Resurrezione [s.69].
Difficile l'attribuzione di questo monumento, le notizie sono frammentarie e improbabili come la guida Michetti che riferisce il nome di Carlo Vinier (?), mentre la guida Bianchedi divulga il nome di Carlo Vernier (?), probabilmente dietro questi nomi si cela il nome di Carlo Viner, capomastro e titolare di un laboratorio di marmi, nonché dirigente della ditta Henraux e padre del celebre pittore e sovrintendente al patrimonio artistico Giuseppe Viner. E' probabile che Carlo Viner, seravezzino, abbia mediato con gli scultori e collaborato con il famoso laboratorio di Antonio Bacci.
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